Categoria tecnologicamente un po' trascurata, lontana dalle dinamiche dei social dove sguazzano le generazioni più giovani e digitalizzate, i boomers rischiano un ulteriore isolamento in una società sempre più impostata alla digitalizzazione. Il mercato tech farebbe invece bene a osservare questa fascia di popolazione con attenzione, soprattutto considerando che in Italia è destinata inesorabilmente ad espandersi.
In un mondo sempre più iperconnesso, dove si susseguono challenge sui social, la didattica è a distanza, il lavoro in smart working (o, spesso, nelle forme più arretrate di remote working-telelavoro) , l’Europa pensa a difendere i troppo giovani da Tik Tok ed Instragram punta ad una app per gli under 13; mai quanto in questo periodo l’attenzione della tecnologia si deve spostare obbligatoriamente verso quei soggetti più deboli, magari non nativi digitali, ma che comunque sono parte integrante della nostra società: gli anziani.
Per quanto possano essere considerati “popolazione non attiva” quello degli anziani in Italia è un esercito che va tutelato e coccolato; prima di tutto da un punto di vista morale, hanno fatto grande questo Paese e meritano il dovuto rispetto, ma secondariamente anche perché rappresentano una fetta molto (troppo) ampia della società. Il Bel Paese infatti ad aprile 2020 conta quasi 14 milioni di over 65 (il 22% del totale degli abitanti) di cui 7 milioni sono over 75. Numeri alla mano è ufficialmente la popolazione più vecchia d’Europa. Tali soggetti purtroppo non sempre sono nonni con la fortuna di avere la famiglia vicino, ma molto spesso sono genitori di figli che studiano o lavorano lontano o che, peggio ancora, hanno deciso di “isolarsi” volontariamente per ridurre i contatti con l’esterno anche a causa della pandemia di coronavirus che stiamo vivendo.
Ora come non mai è proprio a loro che deve guardare la tecnologia. Infatti i “boomers” non possono e non devono restare fuori dal www, in quanto prima di tutto si pone come mezzo immediato di informazione, molto più rapido e pratico della televisione, ma soprattutto gli permette di restare in comunicazione coi propri cari. Ma pensare ad uno smartphone per un anziano solo per videochiamate e whatsapp è riduttivo; infatti bisogna considerare un uso a 360 del device che consenta prima di tutto di ridurre i contatti e situazioni spiacevoli o di contagio, ma anche di migliorare sensibilmente la vita.
Pensiamo ad esempio ad una app che ricorda le medicine da prendere, dalla pillola contro l’ipertensione fino agli integratori. Magari creando una lista degli “how to do” che può essere gestita da remoto da un familiare o dal medico, che quindi supporterebbe l’anziano almeno durante le fasi di creazione. Altra soluzione potrebbe essere un “reminder” che invita a bere l’acqua per raggiungere i litri consigliati ogni giorno, un aiuto ad esempio viene fornito già oggi dal Play Store nel quale sono presenti svariate app utili allo scopo. In questo ambito si potrebbe porre anche uno strumento che facilita la creazione di una lista della spesa automatica e molto particolareggiata, che potrebbe ad esempio generare una lista da condividere con un familiare, il quale si incaricherà di effettuarla e sarà così sicuro di non sbagliare il prodotto desiderato dall’anziano, oppure addirittura comunicarla al supermercato di riferimento che potrà svolgere gli acquisti e consegnare la spesa direttamente a domicilio.
Al di là di questi tricks giornalieri però, soluzioni storicamente in commercio già esistono, come per esempio l’App Ufficio Postale che di fatto permette di saltare la fila oppure l’home banking che permette di effettuare da casa tutte le solite operazioni che si potrebbero fare dallo sportello bancario.
Una della sfide però più grandi che si pongono in questo senso, è dato indubbiamente dal rendere il prodotto facile ed immediato. Una mano indubbiamente la da il mondo “hardware” degli smartphone e dei tablet, che ha permesso di accedere a strumenti economici e performanti con schermi di grandi dimensioni (difficile immaginare un 85enne messaggiare con uno smartphone di 3,5 pollici, le dimensioni dell’Iphone 3gs per intenderci) ma dall’altra parte c’è anche bisogno di pensare e studiare a dovere anche l’interfaccia dell’app stessa.
Come il mondo del design insegna infatti, in questo caso una app deve essere facile, immediata, avere un testo chiaro e pulito magari evitando anche inutili inglesismi, usare colori chiari, ma che offrano un contrasto elevato tra lo sfondo ed il testo presente. La parola d’ordine quindi deve essere “essenziale”, presentare magari pochi ma utili bottoni che evitano l’indurre in errore rischiando di toccare o far apparire funzioni, appunto, inutili. Il tutto però dovrebbe anche prevedere l’intervento e la gestione da remoto da parte di un familiare, che possa supportare quando c’è bisogno.
Nonostante i numeri dei “boomers tech” siano in crescita negli ultimi anni, un over 65 su 4 possiede un pc, non tutti ne sfruttano in toto le potenzialità o per timore nei confronti del nuovo o perché semplicemente manca loro un buon insegnante. Per tale motivo sono nati svariati progetti e tutorial che insegnano le funzioni basilari di un computer e di uno smartphone proprio a chi è più in là con l’età, ed in questo anche la tv pubblica ha fatto la sua parte. Ma il problema vero però è culturale. Parafrasando Albert Einstein: “È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”, in quanto una persona anziana in genere è abitudinaria e riuscire a convincerla a cambiare il suo approccio nei confronti di uno strumento che non ha mai visto o usato prima (smartphone o pc) è sicuramente un’impresa ardua. Basti pensare già alla carta di credito, che in Italia è presente fin dal 1958 (anche se all’epoca poteva essere usato come i buoni pasto attuali) che vede proprio negli over 65 i suoi minori utilizzatori. Sia per la paura di eventuali truffe e clonazioni di cui i mass media spesso parlano, sia per l’impossibilità di essere a conoscenza del credito residuo se non si possiede l’app dedicata o un computer, ma anche per un innato terrore del nuovo, soprattutto se si pensa che nel loro passato erano abituati a maneggiare della carta moneta che aveva dimensioni ragguardevoli.