Un convegno dedicato alla Pubblica Amministrazione protagonista del futuro al servizio del cittadino
La trasformazione digitale e l'intelligenza artificiale: la Pubblica Amministrazione protagonista del futuro al servizio del cittadino: questo è il nome di uno dei convegni più stimolanti a cui abbiamo avuto il piacere di partecipare nell’ultimo periodo.
Svoltosi presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, è stato organizzato in due tavoli di discussione, ai quali hanno partecipato esperti e professionisti coinvolti direttamente in questa trasformazione digitale.
Cosa è emerso da questo interessante confronto? Ve lo spieghiamo nel corso dell’articolo!
Il filo logico che ha caratterizzato il convegno è stato analizzare, da un lato, quali sono le aspettative e, dall’altro, quali sono le sfide per un uso corretto, consapevole ma anche innovativo dell’intelligenza artificiale.
Raccogliendo esperienze e punti di vista di diversi attori, raccontati direttamente da aziende che erogano questi servizi, ricercatori e figure che stanno sperimentando i possibili usi dei nuovi strumenti di intelligenza artificiale, sono emerse delle considerazioni che non possiamo non riportare!
Qual è una delle sfide future che bisognerà affrontare con l’integrazione dell’AI all’interno delle dinamiche professionali (e non solo)? Sicuramente l’integrazione dei dati.
Saper gestire, manipolare e interpretare correttamente i dati ricavati da software che sfruttano l’AI per velocizzare e ottimizzare determinate attività è fondamentale.
Ma come si può trarre il meglio dalla digitalizzazione dei dati, ormai in corso per diverse realtà aziendali? Con percorsi di formazione ad hoc.
In effetti, oggi è fondamentale parlare di multidisciplinarietà. C’è bisogno di profili ibridi che sappiano sfruttare a pieno le potenzialità dei nuovi strumenti. Il Presidente della scuola di Medicina Federico II, Giovanni Esposito, ha infatti introdotto un tema abbastanza delicato: l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale in ambito medico.
Spiegando che al momento stanno realizzando delle infrastrutture per digitalizzare i dati necessari e renderli disponibili agli studenti. Così come se fossero presenti lì in corsia, potranno avere la sensazione di avere il paziente di fronte, col vantaggio di lavorare e ricercare in house.
Il punto - come spiega proprio il Dottor Giovanni Esposito - è capire come digitalizzare i dati affinché siano validi sia per la ricerca clinica che per la didattica.
La qualità dei dati è stata evidenziata come uno dei pilastri fondamentali per garantire non solo il successo delle applicazioni di IA, ma anche la trasparenza e l’affidabilità dei risultati.
Infatti, un dato privo di errori, ben strutturato e conforme alle normative vigenti (come il GDPR) consente ai modelli di IA di operare senza introdurre bias o rischi per la privacy dei cittadini.
Proseguiamo, ora, analizzando un aspetto ampiamente approfondito durante il convegno: lo stato attuale circa l’adozione e l’integrazione dell’AI all’interno della Pubblica Amministrazione.
Ad oggi, sappiamo che l’adozione dell’intelligenza artificiale (IA) all'interno della Pubblica Amministrazione (PA) italiana si trova ancora in una fase iniziale e sta affrontando numerose sfide.
Nonostante i piccoli passi in avanti già compiuti, la complessità di riprogettare i servizi pubblici utilizzando strumenti innovativi è una delle barriere principali, poiché spesso mancano le competenze e le infrastrutture adeguate, così come spiegato in precedenza.
La PA si trova a dover gestire una crescente mole di dati sanitari, e strumenti come il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE 2.0) rappresentano passi avanti significativi per migliorare l’accessibilità e l’uso di questi dati.
Ciò, però, non toglie che l’adozione di tecnologie IA in settori come la medicina e l’ingegneria rimane ancora ancorata alle difficoltà di implementare processi integrati tra diversi domini disciplinari.
Se per altri Paesi il processo di digital transformation ha già investito diversi settori tra pubblico e privato, enti di ricerca e Università, per noi la situazione è ben diversa.
Infatti, più volte gli esperti sottolineano la necessità di una collaborazione e di una sinergia tra aziende che erogano software e prodotti di IA con ricercatori e con gli utenti finali, tra cui la Pubblica Amministrazione.
Questo perché c’è bisogno di conoscere i requisiti che un software deve possedere per soddisfare specifiche esigenze della Pubblica Amministrazione.
Ma, ovviamente, questo non basta, perché uno dei punti critici riguarda la mancanza di una formazione adeguata. Ma, a mio parere, questo è un punto che ormai dovrebbe essere ben chiaro per chiunque: la conoscenza è fondamentale, perchè rappresenta le basi del progresso e dell'innovazione.
C’è bisogno di formare nuove figure professionali e di poter fare affidamento su esperti capaci di saper sfruttare gli strumenti di IA a favore del proprio lavoro.
È stato sollevato, in realtà, un ulteriore problema: bisogna lavorare all’affidabilità di queste tecnologie.
E qui, a questo punto, il cerchio si chiude: per garantire risposte corrette e accurate bisogna preoccuparsi dei dati da cui si nutrono questi sistemi. Questo perché, queste nuove tecnologie dovranno essere in grado di supportare gli operatori della Pubblica Amministrazione, incrementandone la produttività.
Certo è che dobbiamo poterci fidare di questi nuovi strumenti, così come è impossibile negare l’impatto positivo che potranno generare per la PA, ma anche per le Università e le aziende che saranno in grado di coglierne il potenziale.
É infatti risaputo che molto spesso, la prospettiva da cui si osservano le cose può far la differenza!
Le opportunità future offerte dall’Intelligenza Artificiale (AI) per la Pubblica Amministrazione sono potenzialmente infinite e promettono di rivoluzionare il modo in cui i servizi pubblici vengono erogati. In realtà, possiamo ampliare il nostro punto di vista e iniziare a riflettere sulle future opportunità che l'AI può avere su una trasformazione non solo per la sfera professionale, ma anche sociale.
Infatti, queste nuove tecnologie hanno possono influenzare diversi aspetti della vita quotidiana, dalla salute pubblica alla gestione delle risorse, fino all'istruzione e alla partecipazione civica.
Queste evoluzioni a livello sociale possono avere risvolti positivi, a differenza di ciò che possiamo pensare, soprattutto perché l'innovazione tecnologica può - e deve - essere posta al al servizio del benessere collettivo.
Un ulteriore spunto di riflessione emerso durante l’intervento del Giudice del lavoro - Valentina Ricchezza - è che il problema dell’AI che causerà una perdita massiva di posti di lavoro è ormai stato già affrontato dagli economisti.
Infatti, i dati parlano chiaro: è previsto che, con una corretta e adeguata formazione in merito, ci si aspetta un ingresso di 97 milioni di nuovi lavoratori nel mercato.
Una questione altrettanto importante riguarda iniziative come il rapporto Draghi per il rilancio della competitività in Europa, dove l’AI è vista come una delle tre leve principali per guidare l’innovazione e recuperare produttività all’interno delle PA.
In conclusione, l'adozione dell'IA nella PA non è solo un'opportunità, ma anche una responsabilità di tutti. È essenziale investire nella formazione e costruire collaborazioni tra i vari settori per massimizzare il suo potenziale.
La sfida è stata ormai accettata, bisognerà solo impegnarsi - come facciamo in primis noi di Unitiva, sempre dediti alla ricerca e allo sviluppo - affinché i risultati di questa Rivoluzione siano tangibili.