Come la Pubblica Amministrazione in Italia si è adattata alle misure restrittive applicate a Google Analytics in Europa
Negli ultimi tempi, l’acquisizione di dati rientra tra le azioni più importanti per riuscire ad offrire prodotti e/o servizi personalizzati in base a specifici target di utenti.
Da questa prospettiva, un cambiamento significativo sta interessando il panorama dell'analisi dei dati all'interno della Pubblica Amministrazione italiana.
La tradizionale scelta di Google Analytics come strumento leader per il monitoraggio dei dati dei siti web pubblici sta cedendo il passo a nuove soluzioni alternative, di cui tratteremo a breve!
Questa migrazione è motivata da diverse esigenze e criticità emerse con Google Analytics, che non sempre sembrava soddisfare pienamente i requisiti specifici e gli obblighi normativi degli enti pubblici, sia in Italia che in Europa.
In questa nuova era, la Pubblica Amministrazione ricerca soluzioni che garantiscano maggiore privacy, controllo sui dati e conformità alle normative vigenti, come il GDPR.
Prima di approfondire tutto ciò che riguarda gli strumenti che la PA adotta come soluzioni alternative a Google Analytics, vogliamo definire le cause principali da cui è emersa la necessità di cercare alternative a questo software:
La Pubblica Amministrazione italiana gestisce quotidianamente un'enorme quantità di dati sensibili relativi ai cittadini che usufruiscono dei suoi servizi.
Ovviamente, per la PA la tutela di tali dati è un'esigenza prioritaria e un obbligo normativo.
Ma, nel 2022, qualcosa ha iniziato a cambiare, tant’è che sul Web si sono diffuse espressioni come “agitazione digitale” per far riferimento all’uso di Google Analytics da parte dei servizi di Pubblica Amministrazione Italiana e alle problematiche individuate circa tale software di analisi dei dati.
Il Garante per la Protezione dei Dati Personali si è infatti espresso sfavorevolmente circa l’adozione di questo strumento per l’acquisizione dei dati personali degli utenti.
Questa presa di posizione è stata motivata, prima di tutto, dal fatto che strumenti come Analytics violano la normativa vigente sulla protezione dei dati.
In effetti, i dati archiviati sul software venivano trasferiti negli USA.
Considerando che per le normative vigenti negli Stati Uniti le autorità pubbliche possono accedere ai dati di chiunque, l’Europa ha deciso di prendere dei provvedimenti al fine di tutelare e proteggere i cittadini.
Ma non solo: è anche emerso che l'anonimizzazione dell’IP non è sufficiente a garantire l’identificazione di un utente, suscitando ulteriori dubbi e preoccupazioni in Europa, ma anche in Italia.
Infine, l’indipendenza tecnologica ha supportato la decisione dell’Italia di abbandonare l’uso di strumenti come Google Analytics.
In effetti, ridurre la dipendenza da fornitori esterni e utilizzare piattaforme e strumenti sviluppati internamente - o da fornitori nazionali - può garantire un maggiore controllo sui dati, affinché vengano trattati e conservati nel rispetto delle normative europee.
Come appena descritto, la Pubblica Amministrazione italiana ha dovuto adattarsi a quanto sancito dal GDPR, ricercando soluzioni alternative a Google Analytics.
Vediamo insieme quali sono i tools scelti dalla PA per proteggere al meglio i dati sensibili dei cittadini:
La prima soluzione alternativa a Google Analytics è stata Matomo, conosciuta anche come Piwik in passato.
Si tratta di un software open source sviluppato, per la prima volta, nel 2007 da una società francese il cui obiettivo era proprio quello di fornire agli utenti una piattaforma di analisi web che fosse trasparente, personalizzabile e in linea con le normative vigenti per la privacy.
Questo strumento è stato adottato dalla Pubblica Amministrazione italiana per diverse ragioni, tra cui:
Oltre al vantaggio di essere una piattaforma open-source, come abbiamo già specificato, Matomo è anche self-hosted. Quindi, può essere installato e ospitato su server propri, garantendo un controllo completo sui dati e assicurando piena conformità alle normative sulla privacy.
Matomo si rivela una valida risorsa anche perché facilmente integrabile con altri strumenti, tra cui CMS come Wordpress e Drupal.
Nel contesto italiano, invece, abbiamo la piattaforma Web Analytics Italia (WAI): un’altra proposta alternativa a Google Analytics di natura open-source e progettata specificatamente per risolvere e soddisfare le esigenze degli enti pubblici nazionali.
Ovviamente, questo software è perfettamente conforme al GDPR e caratterizzata sulla protezione della privacy dei dati, ad esempio consentendo la mascheratura degli indirizzi IP.
Anche questa è una piattaforma open-source e self-hosted, che ospita numerose funzionalità. Tra queste, rientra la possibilità di segmentare i dati sulla base di determinate variabili come la fonte del traffico, il dispositivo utilizzato, la geolocalizzazione e il comportamento degli utenti.
La caratteristica più importante di Web Analytics Italia è sicuramente l’adattabilità al contesto italiano e ciò include la possibilità di personalizzare i report e le analisi in base alle specifiche esigenze delle organizzazioni locali.
Anche se, rispetto a Matomo, la piattaforma WAI propone un numero più esiguo di funzionalità, questa risulta essere ugualmente una soluzione valida per gli enti pubblici in cerca di conformità, sicurezza e flessibilità per il monitoraggio del traffico web.
Il passaggio da Google Analytics verso soluzioni alternative rappresenta un passo fondamentale per la Pubblica Amministrazione italiana per rispondere alle esigenze di privacy, conformità normativa e controllo sui dati e allinearsi alle misure adottate in Europa.
Indipendentemente dalla soluzione scelta - Matomo, WAI o altri strumenti - ciò che importa è che anche il nostro Paese - comprese le PA - stanno dimostrando attenzione e interesse verso la tematica dei big data, agendo per assicurare trasparenza e sicurezza nel trattamento dati ai cittadini.